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Categoria: Ambiente e salute
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Cosa sono le polveri sottili?

E' l'inquinante che oggi è considerato di maggiore impatto nelle aree urbane, ed è composto da tutte quelle particelle solide e liquide disperse nell'atmosfera, con un diametro che va da pochi nanometri (milionesimi di millimetro) fino ai 500 µm (mezzo millimetro).

PM10 sono le polveri che hanno un diametro inferiore a 10 µm; PM2.5 sono le polveri con diametro inferiore a 2.5 µm; PM0.1 le polveri con diametro inferiori a 0.1 µm, e cosi via. Ovviamente misurare le PM10 significa tenere in considerazioni tutte le polveri di dimensioni più piccole, quindi anche le PM2.5 e PM0.1 eccetera.

La quantità di polveri si misura in µg di polvere per metro cubo d'aria, ovvero µg/m3.

Perché sono pericolose?

Nell'ottobre 2013 lo IARC (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha dichiarato che le polveri sottili sono un cancerogeno certo per l'uomo, inserendolo nella classe più a rischio al pari di diossina e amianto.

Studi epidemiologici hanno evidenziato come:

Le fonti d'inquinamento più pericolose sono quelle che prevedono la combustione, in quanto possono originare sostanze altamente cancerogente come le diossine e gli idrocarburi policiclici aromatici.

Le diossine sono originate anche dalla combustione di legno a temperature basse, sotto i 400 gradi: questo è il motivo per cui le combustioni all'aperto risultano molto periocolose.

Inoltre sono pericolose le combustioni di rifiuti agricoli, domestici e industriali, poiché possono contenere sostanze tossiche che con la combustione vengono generate e liberate in atmosfera: si pensi ad esempio a vegetazione trattata con prodotti fitosanitari, altri rifiuti contenenti cloro, fluoro, arsenico, eccetera.

Cosa stabiliscono gli enti di controllo?

Il Tavolo Tecnico Zonale del 3 dicembre 2014 stabilisce che “è dimostrato che la combustione in loco dei residui vegetali di natura agricola e forestale costituisce un importante fattore di inquinamento da polveri sottili (PM2,5 e
PM10)” e che “nel nostro territorio ... le concentrazioni nell’aria di diossine, furani e policlorobifenili (PCB) rilevate da ARPAV a Moriago, Farra e Sernaglia nella stagione fredda, sensibilmente più elevate rispetto a Treviso città, sono dovute senz’altro anche al ricorso della combustione all’aperto per smaltire i tralci di vite in inverno”, di modo che, a fronte dei conseguenti impatti negativi sulla salute pubblica, “ le evidenze scientifiche oggi disponibili impongono perciò che le autorità sanitarie pubbliche mettano in atto tutte le possibili strategie per limitare l’esposizione della popolazione agli agenti cangerogeni aerodispersi, in particolare le polveri sottili".

Come siamo messi?

Rilevazione PM10 presso stazione Arpav di Conegliano

Rilevazione PM10 presso la stazione Arpav di Conegliano

Ordinanze in materia emesse dai comuni del Quartier del Piave

 

Idrocarburi Policiclici Aromatici

Sono composti organici formati da più anelli benzenici, tipicamente prodotti dalla combustione di legna o di petroli pesanti (diesel e olio combustibile), classificati dallo IARC nella classe I , ovvero sostanze certamente cancerogene, al pari di diossine, amianto, ...,. in quanto in grado di determinare delle mutazioni genetiche che non vengono riconosciute dal nostro sistema immunitario.

Viene monitorata la concentrazione di benzo(a)pirene presso la stazione Arpav di Pederobba.

Rilevazioni ARPAV polveri sottili

Cosa dice l'ARPAV?

Con nota 1087 del 08/01/2015, l'ARPAV scrive:
le emissioni di PM10 derivano principalmente (65%) dal macrosettore non industriale, seguito dal macrosettore dei trasporti stradali con il 18%. Circa il 99% dell'emissione non industriale è attribuito alla combustione domestica di biomasse legnose.
Le emissioni regionali di IPA sono attribuite, quasi interamente (71%) al macrosettore relativo alla combustione non industriale (M02), seguito dall’M04 (processi produttivi) con l’11%, dall’M09 (trattamento dei rifiuti e discariche) con il 9% e dall’M07 (trasporti stradali) con l’8%. Nel dettaglio, le emissioni di IPA dell’M02 sono attribuite per il 94% alla combustione di biomasse (legna) in impianti residenziali, mentre una percentuale leggermente più elevata (98%) è attribuita all’incenerimento di rifiuti agricoli all’interno del Macrosettore 9 (M09).

Sulla base delle considerazioni sopra esposte è evidente che per ridurre le concentrazioni di PM10 e di Idrocarburi Policiclici Aromatici occorre intervenire riducendo prioritariamente le emissioni di tali inquinanti prodotte dal macrosettore 02, derivanti in larga misura dalla combustione di biomassa (legna) in impianti residenziali e parallelamente limitando o vietando le attività di incenerimento dei materiali vegetali, soprattutto nel periodo in cui i valori di Benzo(a)pirene risultano più elevati (da gennaio a marzo e da ottobre a novembre).

Per quanto riguarda l’incenerimento di materiali vegetali, la Legge n. 116/2014 sancisce la facoltà per i Sindaci di sospendere, differire o vietare la combustione di materiali vegetali, in tutti i casi in cui sussistano condizioni meteorologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli e in tutti i casi in cui da tale attività possano derivare rischi per la pubblica e privata incolumità e per la salute umana.

Bruciare rifiuti agricoli all'aperto

E' una pratica in voga negli ultimi decenni, da quando i cittadini hanno smesso di raccogliere ramaglie e sarmenti di vite in fascine per il riscaldamento domestico. Bruciare è facile, ma decisamente dannoso in quanto la combustione all'aperto produce sostanze cancerogene, diossina e IPA, in misura 10-100 volte superiore rispetto alla bruciatura in caldaia.

Ma bruciare i sarmenti di vite è stupido perché, secondo il CRA-VIT, il loro compostaggio con vinaccia o letame consente di ottenere un ottimo fertilizzante che aumenta la produttività di vino del 30%, mantenendo un’ottima performance su zuccheri, flavonoidi e antociani.

Oltre a causare grossi problemi alla salute (secondo l'EPA, l'agenzia europea per la protezione ambientale, in Italia 84.400 cittadini muoiono ogni anno per l'inquinamento da polveri sottili), bruciare le potature crea malumori fra la popolazione, deturpa l'ambiente e danneggia il migliore brand della nostra terra: il Prosecco.

Cosa dice la Legge:

Vale bruciare ancora le potature, rischiando la multa di 1030€ (1/3 del massimo), peggioramento della salute, farsi nemici i confinanti e denigrando il marchio del Prosecco??

Articolo di Patrizia Gentilini - Fonte: Il Fatto Quotidiano

C’è voluto oltre un mese di continui sforamenti dei limiti per le polveri sottili perché il problema dell’inquinamento atmosferico meritasse le prime pagine dei giornali italiani: ancora una volta però il problema viene affrontato in modo non esaustivo e soprattutto con soluzioni che altro non appaiono altro che “pannicelli caldi” quali quello delle targhe alterne o dello stesso blocco del traffico. Ben pochi – se non il Fatto Quotidiano – ha posto l’attenzione sulla follia dei nuovi inceneritori che si vanno a realizzare o sull’ampliamento di quelli già esistenti, vanificando così tutti gli obiettivi di una corretta gestione dei rifiuti, così pure pochi puntano l’attenzione su una altrettanto folle politica energetica che invece di incentivare l’utilizzo dell’energia solare pensa bene di dare il via libera alle estrazioni petrolifere per terra e per mare.

Blocco del traffico per lo smog a Milano Ma da un punto di vista strettamente medico vorrei ricordare che anche il rispetto dei limiti di legge non tutela in modo adeguato la salute perché purtroppo per le polveri sottili, come per altri inquinanti, non esistono livelli al di sotto dei quali non si verifichino rischi per la salute, specie per bambini, organismi in accrescimento ed ovviamente per persone anziane o debilitate.

Gli studi scientifici ci dimostrano infatti che – al di là degli eventi immediati- l’esposizione a lungo termine alle polveri sottili comporta per ogni incremento di 10 µg/m3 di PM2.5 un incremento del 6% del rischio di morte per tutte le cause e del 12% per le malattie cardiovascolari; addirittura nelle donne in età post-menopausale – escludendo quelle con precedenti patologie cardio/cerebrovascolari e le fumatrici – l’incremento di rischio si dimostra ben più elevato: per ogni incremento di 10 µg/m3 di PM2.5 si ha un aumento della mortalità per eventi cardiovascolari del 76%.

Nessuno poi ricorda che nell’ottobre del 2013 la Iarc (International Agency for Research on Cancer), organo di riferimento dell’Oms, ha dichiarato il particulate matter come cancerogeno certo per l’uomo (I), al pari della polluzione aerea (out air pollution) per rischio di cancro al polmone ed alla vescica e che per ogni incremento di 10 µg/m3 di PM2.5 si ha un incremento del 40% di un particolare istotipo: l’adenocarcinoma, correlato quindi più all’inquinamento che all’abitudine al fumo. Certo, in Cina stanno peggio di noi e di recente proprio in Cina è stato segnalato il caso di più precoce insorgenza di cancro al polmone in una bambina di 8 anni, ma tutto questo non dovrebbe farci riflettere visto che in Italia già si registra una incidenza di cancro in bambini ed adolescenti purtroppo ben più elevata che in altri paesi occidentali? E che dire dell’azione neurotossica degli inquinanti presenti nell’aria, del rischio di diabete di tipo 1 o dell’incremento del 30% di abortività spontanea per l’esposizione ai livelli più elevati di PM10 nelle madri residenti entro 4 km dagli inceneritori dell’Emilia Romagna, come documentato dallo studio Moniter?

Ancora una volta è l’infanzia a pagare il prezzo più alto dei nostri dissennati comportamenti e certamente – più che di regali natalizi – sarebbe molto meglio se lasciassimo ai nostri bambini almeno la possibilità di respirare, ma purtroppo – come a suo tempo affermato da un grande pediatra Bruce P. Lanphear: “A dispetto del grande affetto che noi abbiamo per i nostri bambini e della grande retorica della nostra società sul valore dell’infanzia, la società è riluttante a sviluppare quanto necessario per proteggere i bambini dai rischi ambientali”.

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