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Categoria: Pubblicazioni locali
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 I risultati delle analisi condotte da ARPAV sulle acque del Veneto, di recente pubblicazione, hanno portato alla luce un problema di ampia portata, da tempo seguito dal Movimento 5 Stelle di Farra di Soligo. Lo studio, avviato da ARPAV nel 2013, ha avuto come obiettivo quello di prelevare campioni di acqua destinata al consumo umano e di misurarne la concentrazione di PFAS, composti chimici utilizzati principalmente per rendere resistenti ai grassi e all'acqua materiali quali tessuti, tappeti, carta, rivestimenti per contenitori per alimenti ecc.

Questi composti sono altamente persistenti nell'ambiente, pertanto la loro concentrazione ci racconta la storia di quel territorio. Non a caso tutta l’area che va dall’alto vicentino al veneziano, dove sono presenti attività industriali che fanno largo utilizzo di questi prodotti, risulta contaminata in modo significativo con punte che oltrepassano i limiti tollerati per legge.

"Per quanto riguarda il comune di Farra di Soligo - riferisce il M5s di Farra -  i risultati evidenziano un’alta concentrazione di PFAS (118 ng/L), che, benché entro i limiti fissati dall’ISS (500ng/L), sono un campanello d’allarme per un territorio dove sono già presenti altri fattori che mettono a rischio la salute dei cittadini. Fortunatamente non si parla di inquinamento dell’acquedotto, considerato che i prelievi sono stati eseguiti in un pozzo privato in via Monchera, tuttavia, considerato che nei comuni limitrofi (Sernaglia, Moriago, Follina) il livello di PFAS riscontrato è pari a zero, sorge spontaneo chiedersi perché proprio a Farra vi sia questa anomalia".

A questo proposito il consigliere Alessandro Sartor, portavoce del M5S in Consiglio Comunale a Farra di Soligo, così si esprime: “non stiamo colpevolizzando nessuno, ma è il caso di approfondire la questione per individuare se via sia un nesso causale. Per questo motivo depositeremo a breve un’interrogazione che inviti il Sindaco e l’amministrazione comunale a muoversi nella direzione della chiarezza e punti ad organizzare una tavola rotonda con ARPAV, ULSS, ATS al fine di individuare la sorgente d’inquinamento ed eventualmente precludere il consumo di acqua contaminata per uso umano ed agricolo”.