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Introduzione

Nel 2002 l'Istituto Ramazzini di Bologna esegue uno studio sul Mancozeb, un fungicida che analogamente a Metiram, Maneb, Propineb e altri, fa parte dei ditiocarbammati e che risulta molto in uso in Italia a partire dagli anni 70. Somministrato a cavie da laboratorio, ha evidenziato caratteristiche preoccupanti, ed è stato definito un "cancerogeno multipotente".

La somministrazione di cibo contaminato da Mancozeb nei ratti, a partire dall' ottava settimana di vita fino alla 104esima settimana, ha evidenziato un aumento di diversi tipi di tumore nonché un'alterazione degli ormoni tiroidei, soprattutto a partire dalla loro 112esima settimana di vita; questi risultati differivano da quelli fatti dalle industrie produttrici in quanto queste ultime, alla 104esima settimana, terminavano sia la somministrazione che i test, sacrificando le cavie.
Facendo un paragone con l'uomo, è come se somministrassimo il Mancozeb a partire dall'età di 18 anni fino ai 60 anni, e non considero le possibilità che dopo i 60 anni possano svilupparsi malattie. Nella realtà la situazione dovrebbe poi essere peggiorativa, in quanto l'esposizione a questi contaminanti già dalla nascita o dal concepimento dovrebbe aggravare ulteriormente la situazione.

Il Biomonitoraggio

Nel 2012, sotto la pressione dei gruppi ambientalisti e dei cittadini preoccupati per l'utilizzo di tali sostanze in agricoltura, l'azienda sanitaria locale ULSS7 di Pieve di Soligo (TV) (ora ULSS2 di Treviso) esegue un biomonitoraggio per rilevare l'Etilentiourea nelle urine di cittadini non agricoltori esposti alla contaminazione da ditiocarbammati.

L'Etilentiourea è il risultato di come i ditiocarbammati vengano metabolizzati dal nostro fegato, ed è una sostanza cancerogena che, ad alte dosi, può provocare malformazioni al feto.

Premettendo che l'assimilazione di tali sostanze avviene, principalmente, attraverso la cute con un picco di concentrazione a distanza di 4 giorni dall'irrorazione, rileviamo una profonda anomalia sul modo con cui è stato eseguito il biomonitoraggio in quanto i campioni di urina sono stati eseguiti con 6 settimane di ritardo rispetto alle irrorazioni con questi fungicidi.

I bollettini agronomici del 2012, come di consueto per la coltivazione della vite, consigliavano i ditiocarbammati soltanto nel primo periodo delle irrorazioni, ovvero da marzo fino al 28 aprile 2012. Dai bollettini agronomici successivi il consiglio era di utilizzare non più i ditiocarbammati, ma i fungicidi sistemici (altro tipo di molecole). Di seguito i bollettini agronomici del 2012: Bollettino CoDiTv 24/04/2012 , Bollettino CoDiTv 14/05/2012 , Bollettino CoDiTv 01/06/2012 , Bollettino CoDiTv 13/06/2012.

L'ULSS7 invece esegue l'acquisizione dei campioni di urina a partire dal 11 giugno 2012 fino al 22 giugno 2012 da 260 adulti e 136 bambini: ci chiediamo se questa scelta abbia una sua logica (e in questo caso se ci sia del dolo) oppure sia dettata da inesperienza. A nostro avviso il prelievo dei campioni sarebbe dovuta avvenire, al più tardi, entro il 6 maggio 2012.

Le nostre perplessità

Ci chiediamo se ci sia negligenza nel modo con cui è stato scelto il periodo, e se si configuri anche il reato di danno erariale, essendo stato il biomonitoraggio eseguito con fondi pubblici.

Ciò nonostante, il risultato del biomonitoraggio è stato che nel campione di cittadini non-agricoltori scelti, il 5.4% presentava una concentrazione di Etilentiourea superiore a 5ug/l.

Vorremo a questo punto chiedere all'ULSS7:

  1. quanti sarebbero, in numero assoluto, il 5.4% di persone non agricoltori che supera i 5ug/litro di Etilentiourea, ricordando che è una molecola cancerogena e tossica per la riproduzione;
  2. quante sarebbero le donne incinte coinvolte;
  3. se hanno informato i coltivatori e chi fa l'orto circa il problema, organizzando screening più frequenti per i soggetti esposti;
  4. se il costo del biomonitoraggio, delle diagnosi e delle cure di queste patologie legate all'uso dei fitosanitari sono compensati da una ecotassa sui prodotti fitosanitari che copra integralmente tali costi, analogamente a come si fa per alcool e tabacco;
  5. se sono a conoscenza di aver fatto il biomonitoraggio in un periodo sbagliato, in cui il mancozeb, metiram non venivano più consigliati da tempo (a partire dal 13 maggio i bollettini agronomici consigliavano i prodotti sistemici, al posto dei ditiocarbammati);

Situazione attuale (2017)

Dal 2013 il Consorzio di Tutela del Conegliano-Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG non consiglia più, attraverso i propri bollettini agronomici e protocollo viticolo (che comunque non è vincolante per i produttori), l'utilizzo del Mancozeb, ma consiglia l'uso del Metiram, molecola che fa parte della stessa famiglia del Mancozeb e che condivide lo stesso comportamento nell'uomo: viene metabolizzata in Etilentiourea.

Alcuni regolamenti comunali di polizia rurale vietano inoltre l'utilizzo di principi attivi fitosanitari con determinate frase di rischio, fra cui il Mancozeb, ma non vietano il Metiram che continua ad essere largamente utilizzato. E' comunque imbarazzante che, dopo i risultati noti dal 2002 sulla pericolosità, il Mancozeb sia stato consigliato nel bollettino agronomico di Condifesa del 20 marzo 2017.

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