l punto di vista di un cittadino del Quartier del Piave sull'agricoltura "moderna"
Come funzionava l'agricoltura?
Si concimava il terreno, lo si teneva soffice in modo che fosse permeabile all'acqua e all'ossigeno, e si coltivava un po' di tutto. Una pianta protegge l'altra, siepi e boschetti erano rifugio di numerosi insetti e animali utili, cosicché ogni piccolo appezzamento di terra era un ecosistema completo.
Le piante sono esseri viventi straordinari, anche più di noi per certi aspetti: innanzitutto realizzano la fotosintesi, processo che partendo da anidride carbonica, acqua ed energia solare produce zuccheri e libera, come prodotto di scarto, l'ossigeno. Per alimentarsi lavorano in simbiosi con batteri e funghi, in questo modo: liberano sostanze nutritive (gli zuccheri prodotti con la fotosintesi) con gli essudati radicali, alimentando una ricca moltitudine di microorganismi terricoli i quali ricambiano il favore convertendo le sostanze minerali presenti nel terreno in una forma assimilabile dalle piante. Particolarmente straordinario è il legame fra alcune piante (in particolare le leguminose) ed alcuni batteri (rizobi) che consentono di trasformare l'azoto gassoso (presente nell'aria ma non assimilabile dalle piante) in azoto nitrico, forma assimilabile ed indispensabile per lo sviluppo di nuove proteine, ovvero per la crescita. Trifoglio, erba medica, fieno greco fanno parte delle leguminose, e venivano coltivate proprio per arricchire il terreno di azoto necessario ad un corretto sviluppo delle piante coltivate successivamente nella stessa parcella di terreno, originando quindi la rotazione colturale.
Come funziona l'agricoltura convenzionale "moderna"?
Lo spieghiamo per punti:
- si diserba, cosi non serve spendere tempo ed energie per tagliare l'erba o effettuare sarchiature. Però in questo modo le sostanze erbicide riducono la popolazione di batteri e funghi nel terreno, riducendo la capacità della pianta di nutrirsi e svilupparsi;
- si effettuano abbondanti concimazioni minerali, per favorire lo sviluppo della pianta e portare a maturazione i suoi "frutti" nel tempo più breve possibile fornendo abbondanti raccolti. Peccato che i nitrati che poi ingeriamo con le verdure si trasformino con la saliva in nitriti, e nello stomaco in nitrosammine, sostanze cancerogene. Attenzione quindi agli eccessi di azoto!
Inoltre, l'azoto ammoniacale distribuito sul terreno, con le piogge e l'irrigazione percola velocemente negli stradi profondi fino a raggiungere le falde sotterranee in cui si accumula; questa veloce dispersione dei sali utilizzati come concime richiede pertanto ulteriori concimazioni per sopperire al prodotto cosi disperso. - si effettua l'aratura del terreno, cosicché girando la zolla di terreno si espongono tutti i microorganismi che stavano nella zona più profonda del terreno alla luce solare, e viceversa i microorganismi superficiali vengono spostati in profondità, causando quindi una distruzione della flora terricola riducendo pertanto la sua fertilità;
- si predilige la monocoltura, alla rotazione colturale, causando negli anni un'aumento dei parassiti patogeni per la specie coltivata. Nel caso di vigneti e frutteti, ovviamente la rotazione non è possibile, ed invece di preservare siepi e boschetti per attrarre insetti e uccelli utili, spesso la monocoltura si manifesta convertendo tali aree tampone in vigneti e frutteti;
- si utilizzano agrofarmaci per cercare in qualche modo di contrastare il deperimento della pianta a causa delle precedenti tecniche.
Ma a chi giova questo tipo di agricoltura? Forse a chi produce e vende concimi chimici e agrofarmaci?
Di sicuro questo tipo di coltivazione porta ad una perdita di fertilità del terreno ed un peggioramento della qualità, in termini di salubrità, del prodotto agricolo realizzato.
Cose da sapere e miti da sfatare
Agrofarmaci di copertura e sistemici
Sono due tipologie di prodotti fitosanitari, di cui il primo effettua una protezione solo sulla superficie a cui è applicato: ad esempio il rame è un ottimo fungicida, che agisce però soltanto sulla superficie dove è stato applicato, in quanto è un minerale che viene respinto dalla pianta e non assimilato. Durante la fase di maggior sviluppo delle piante, è chiaro che le nuove foglie non risultano protette fintanto che non vengono irrorate. Applicato ad una pianta già infetta, non risulta curativo in quanto non entra nei vasi linfatici della pianta.
Gli agrofarmaci sistemici invece vengono assimilati dall'organismo entrando quindi in circolo e proteggendo la pianta anche nel caso in cui si sia già verificata l'infezione, e proteggendo le foglie che si sviluppano nei giorni seguenti l'irrorazione. Attenzione però che a parte questo grosso pregio, vi sono anche due grossi difetti:
- cosiccome viene assimilato dai tessuti vegetali, viene assimilato anche dall'uomo e dagli animali, soprattutto attraverso la pelle, creando potenziali problemi di accumulo specie nei tessuti adiposi, essendo molte di queste sostanze liposolubili.
- non hanno una permanenza molto elevata nella pianta, e questo non perché siano sostanze facilmente degradabili, bensì perché vengono essudati attraverso le radici e attraverso gli stomi presenti nelle foglie, con l'evapotraspirazione. E' chiaro che nel momento in cui il fungicida viene essudato dalle radici, provocherà una riduzione dei microorganismi presenti a livello radicale, riducendo la capacità della pianta di alimentarsi, mentre con la traspirazione viene liberato in aria, inquinandola.
Deriva dei prodotti fitosanitari
Durante l'irrorazione, parte del prodotto può essere disperso a terra oppure con il vento, contaminando altre coltivazioni e zone residenziali. Nella coltura viticola, le nuove macchine irroratrici a recupero riescono a ridurre la quantità di principio attivo utilizzato al 50%, evitando la dispersione del prodotto e dimezzando di fatto l'inquinamento prodotto. Tuttavia il problema grosso dell'uso degli agrofarmaci non è la deriva, bensì la dispersione del prodotto nei 15 giorni successivi l'irrorazione, sia nell'aria (causando nell'uomo un'assimilazione di pesticidi attraverso la respirazione e il contatto cutaneo), sia nel terreno (e quindi nelle acque superficiali e nelle falde sotterranee) attraverso il dilavamento con le piogge e l'irrigazione, cosiccome attraverso le radici delle piante per quanto riguarda agrofarmaci sistemici.
Si consideri inoltre che alcuni prodotti fitosanitari riportano in etichetta la dicitura di non entrare in campo nelle 24 o 48 ore successive all'irrorazione. Tuttavia, ci sono vigneti in ambito urbano, in centro paese, confinanti con strade e scuole! Forse questa precauzione non vale per chi staziona a 3 metri dal vigneto? Lo stesso dicasi per frutteti ed altre coltivazioni che fanno uso di pesticidi.
Agrofarmaci: se sono ammessi al commercio dal Ministero della Salute, non fanno male
Ogni anno il Ministero della Salute ritira le licenze alla vendita di diversi principi attivi, per cui quello che l'anno prima era ammesso al commercio, l'anno successivo potrebbe essere bandito perché ritenuto troppo nocivo!
Capita, in Veneto praticamente ogni anno, che venga consentito l'uso, in deroga alle normative italiane, di principi attivi ritenuti pericolosi. Nel 2016 è stato ammesso l'uso di Mancozeb e Folpet, nel 2015 di altri 5 principi attivi, e cosi via.
Capita di leggere in etichetta la dichiarazione del produttore che attesta la non pericolosità di un prodotto che invece lo è. E' il caso del metiram, il fratello del mancozeb in quanto condivide la stessa tipologia di molecola (ditiocarbammato) e che dopo alcuni giorni dall'irrorazione, proprio come il mancozeb, si degrada in Etilen-TioUrea, molecola cancerogena. Eppure leggendo l'etichetta di un prodotto a base di Metiram, viene ritenuto assolutamente non cancerogeno! Ma c'e' da fidarsi?
Agrofarmaci per combattere la botrite (muffa grigia)
In etichetta si può leggere che lo stesso agrofarmaco, per sicurezza, deve essere irrorato almeno 21 giorni prima sull'uva da vino, e 3 giorni prima sull'uva da tavola, fragole, eccetera. Perché?
Perché raccogliendo l'uva da vino prima dei 21 giorni, la quantità di principio attivo fungicida sarebbe talmente elevata da uccidere i fermenti, impedendo o rallentando la fermentazione del mosto. Ma noi che mangiamo l'uva e le fragole dopo 3-5 giorni dall'irrorazione, che c'importa se poi avremo una moria di fermenti nel nostro intestino? Al contrario possiamo dire che la frutta ingerita avrebbe un effetto terapeutico, al pari degli antibiotici!
Piralide e diabrotica nella coltivazione del mais
Si tratta di due parassiti che allo stadio giovanile (di larva) producono grossi danni alle coltivazioni di mais.
Mentre in agricoltura biologica si usa il babillus thuringensis var. kurstaki, ovvero un batterio presente in natura che agisce selettivamente nei confronti delle larve, liberando nel loro stomaco delle tossine che le portano a morte, e non hanno alcun effetto nei confronti di insetti adulti, mammiferi e uccelli, nell'agricoltura convenzionale si prediligono insetticidi di sintesi che agiscono nei confronti dell'adulto. Peccato che questi insetticidi hanno grossi livelli di tossicità, sia nei confronti degli insetti che verso i mammiferi. Alcuni agiscono a livello cerebrale causando malattie neurodegenerative (si pensi al Parkinson, considerata in Francia una malattia professionale per gli agricoltori proprio perché causata dai pesticidi) e disturbi comportamentali (iperattività, disturbi dell'attenzione, deficit cognitivi).
Erbicidi utilizzati al momento della raccolta della patata e dei cereali
Una persona normale stenta a crederci, però purtroppo a volte viene irrorato l'erbicida 15 giorni prima della raccolta della patata, solo per facilitare la raccolta meccanizzata in quanto si impedisce che la vegetazione aerea possa inceppare la macchina! Il glifosate è un erbicida sistemico, quindi penetra nei vasi linfatici andano a coinvolgere l'intera pianta, tubero compreso!
Nel caso di orzo, frumento ed altri cereali, viene irrorato l'erbicida pochi giorni prima della raccolta per favorire la maturazione ed essicamento del seme. Ecco come mai si trovano alti livelli di glifosato nella birra, oppure nelle farine integrali, specie quando vengono utilizzati grani provenienti da regioni nordiche!
Erbicidi vietati in ambito urbano
Mai visto la signora irrorare il vialetto di casa oppure il muretto di recinzione con erbicidi? Beh, da febbraio 2014 non è più consentito. Il regolamento PAN-A.5.6.1stabilisce che i trattamenti diserbanti sono vietati e sostituiti con metodi alternativi nelle zone frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili, indicate al precedente paragrafo A.5.6; in caso di deroga non si può ricorrere, comunque, all’uso di prodotti fitosanitari che riportano in etichetta le seguenti frasi di rischio: da R20 a R28, R36, R37, R38, R42, R43, R40, R41, R45, R48, R60, R61, R62, R63, R64 e R68, ai sensi del decreto legislativo n. 65/2003 e s.m.i. o le indicazioni di pericolo corrispondenti di cui al regolamento (CE) n. 1272/2008.
Tutti gli erbicidi in commercio hanno almeno una frase di rischio da R20 a R43, pertanto non posso essere impiegati in ambito urbano!
Consumo di agrofarmaci in Veneto
Il rapporto ISPRA 2016, che si riferisce agli anni 2013/2014, ha messo in luce una situazione allarmente per il Veneto, essendo la regione che ha il maggior consumo di pesticidi per ettaro, 10kg, contro la media nazionale di 4.6 kg/ettaro.
Nella sola provincia di Treviso, nel 2013 sono stati consumati 3 milioni di kg di fitofarmaci, che sono saliti ad oltre 4 milioni di kg nel 2014!
Emergenza: niente pesci nel mare Adriatico. Stop ai pescherecci
Come se fosse colpa della pesca intensiva se non c'e' più pesce nell'Adriatico!!
Ma allora nel primo miglio dalla costa, dove i pescherecci non pescano, dovrebbe essere pieno di pesci! E invece no.
Anche qui possiamo dare una spiegazione più plausibile: il rapporto dell'ISPRA del 2014 riporta che il glifosato, principio attivo usato negli erbicidi ed altamente persistente nelle falde acquifere, è il fitofarmaco maggiormente riscontrato nelle acque superficiali e risulta “presente nel 92% dei campioni, quasi sempre in concentrazioni superiori ai limiti”. Il glifosato è stato ritenuto probabilmente cancerogeno dallo IARC (Organizzazione Mondiale della Sanità), in seguito l'EFSA (agenzia europea per la sicurezza alimentare) lo ha ritenuto probabilmente non cancerogeno. Già nel 2001, ricerche scientifiche americane, canadesi e svedesi, hanno sperimentato come il glifosato sia in grado di alterare il DNA e il corredo cromosomico, e lo hanno correlato ai linfomi non-Hodgkin. Di sicuro è un interferente endocrino, e per questo sarà bandito in Francia a partire dal 2017. Interferente endocrino significa che va ad alterare il comportamento ormonale dell'organismo. E nelle acque superficiali non ci sono solo erbicidi, ma molti altri prodotti fitosanitari!
L'esposizione cronica a pesticidi (professionale e non) è correlato un incremento statisticamente significativo del rischio delle seguenti patologie: asma professionale, bronchite cronica e BPCO , Morbo di Parkinson, Morbo di Alzheimer, Sclerosi laterale amiotrofica, diabete, patologie cardiovascolari, patologie autoimmuni, patologie renali, disordini riproduttivi, malformazioni e difetti di sviluppo, malattie della tiroide, alterazioni dello sviluppo cognitivo, motorio e neurocomportamentale nei bambini , cancro (tutti i tumori nel loro complesso, tumori del sangue, cancro al polmone, pancreas, colon, retto, vescica, prostata, cervello, melanoma).
Ora, pensate ai pesci, che vivono tutta la loro vita in acqua inquinata da queste sostanze!!
Servizio TGR Veneto del 2015 sui problemi dell'agricoltura
Nell'estate 2015, il TGR Veneto ha trasmesso un servizio in cui un viticoltore dei Colli Euganei (PD) evidenziava le difficoltà in cui si trova: "vede questa cavalletta, è un problema! Da alcuni anni non vedo più uccelli girare per il vigneto" (e mostrano l'immagine del suo vigneto, fra l'altro trattato con erbicidi giusto per non dover tagliare l'erba ogni 4 settimane con il decespugliatore, passano la parola ad un agronomo che spiega che i trattamenti intensivi con fitofarmaci di sintesi hanno allontanato gli uccelli, creando uno squilibrio, e poi chiedono al viticoltore come ha intenzione di contrastare le cavallette e questo risponde "devo irrorare altri insetticidi!".
Una volta si diceva "contadino, scarpe grosse, cervello fino", ma non "fino" nel senso di piccolo, bensì "fino" nel senso di capace di effettuare ragionamenti complessi, intelligenti. Qui invece ci troviamo davanti ad un agricoltore che, dopo aver esso stesso causato il problema delle cavallette avendo precedentemente allontanato gli uccelli con i suoi pesticidi, dovrà utilizzare altri pesticidi ancora, magari causando altri problemi che risolverà, indovinate come?!?!