Commento alla relazione del geologo Gino Lucchetta, nel Consiglio Comunale di Refrontolo
Si è volutamente soffermato più volte sulle parole "affermazioni false", relative agli ettari interessati ed al luogo in cui si trovano. Prendiamo atto che sono circa 15 ha anziché 40 ha, mentre l'area è interamente nel comune di Tarzo e non in quel di Refrontolo, due macroscopici lapsus, come erroneamente affermato dagli incauti accusatori e dai giornalisti disinformati.
Gli antefatti, li ha ben illustrati, partendo dagli acquisti, in due volte, dell'intera area:
1) 6,5 ettari per 50.000€ prima fase acquisto terreno e di metà fabbricati 1/2casa e 1/2stalla
2) 8,2 ettari per 69.821€ completando l'acquisto dell'area ed anche delle parti dei fabbricati mancanti
(nota dello scrivente)
succede normalmente anche a noi, sprovveduti cittadini, di acquistare un terreno con 1/2 casa e 1/2 stalla, così siamo sicuri che dovremo acquistare il rimanente se vogliamo fare qualcosa.
Trattare i due lotti insieme sarebbe stato senz'altro più conveniente: o tutti e due o niente, allora anche i proprietari avrebbero avuto un atteggiamento diverso.
Il lotto1 è costato 7.692 €/ettaro, mentre il lotto 2 è costato 8.514 €/ettaro, sempre con 1/2casa e 1/2stalla.
a) Ma la strada dov'è?
La motivazione dell'acquisto è relativa al progetto di itinerari di tipo escursionistico.
Dal 2002 al 2006 sono stati eseguiti sopralluoghi sul posto, per sapere se si poteva sviluppare questo progetto partito nel 1999 e preso contatti con Cassamarca per ottenere il finanziamento.
Nel corso di questi sopralluoghi è emersa fin da subito una grossa criticità che l'area aveva, ovvero la difficoltà di accesso.
PAZZESCO, è come se uno di noi, il solito sprovveduto cittadino, acquistasse una bella casa con giardino e dopo, solo dopo, si rendesse conto che non esiste la strada per accedervi.
b) Ecco come finisce il progetto pubblico
La comunità montana con l'aiuto del comune di Refrontolo, non è riuscita a fare un accordo con il proprietario di un fondo che avrebbe consentito l'accesso all'area, pertanto il progetto è sfumato.
c) Ma perché il progetto è sfumato? lo dice il geologo Lucchetta:
La Comunità montana non è un imprenditore agricolo, ne a titolo principale, ne a titolo secondario. è un ente pubblico e non poteva attivarsi per miglioramenti di tipo agrario e fondiario. Per altri tipi di fondi sarebbe stato possibile, ma per questo no.
d) La Comunità Montana decide di disfarsi di queste inutili proprietà, e questa è una breve cronologia dei fatti, ricavata dal racconto del geologo Lucchetta:
1) aprile 2007, il consiglio della comunità montana decide la vendita
2) venduti all'asta 14.40 ha, per 236.000€ al vincitore, Azienda Agricola Moinet di Tarzo, ma questa azienda non ottempera all'impegno d'acquisto.
(nota dello scrivente)
Normalmente avviene che in questi casi è prevista una penale, la caparra per concorrere all'asta non vien restituita o cose similari. L'Azienda Agricola Moinet di Tarzo sembra che se la sia cavata senza spese accessorie, mentre la Comunità Montana ha avuto la perdita sicura di 5.000€
3) Nel nov-2009, visto che il vincitore non ha ancora fatto il contratto d'acquisto, la comunità montana decide la sua decadenza ed assegna il lotto al 2°offerente: Gianluca Bisol con la sua offerta di 231.001€
e) E qui compare per la prima volta un impegno non previsto
o mai citato fin'ora per il venditore, ossia:
La Comunità Montana, che si impegna a presentare il progetto di sistemazione agraria e miglioramento fondiario, necessario al ripristino storico degli impianti dei vigneti già presenti nel fondo,
ma perché lo ha fatto, se non era previsto nel contratto originale d'asta e non rientra nei compiti della comunità? come precedentemente enunciato dal geologo Lucchetta nel punto c) più sopra
f) Il ritorno all'antico
Un'ultima domanda viene spontanea: a chi è venuto in mente che la sistemazione dell'area, come si ipotizza che fosse nel 1960, fosse la soluzione ideale da riproporre 53 anni più tardi?
Potremmo applicare questo "sacro principio" anche ad altri casi della vita, ad esempio perché non ritorniamo con lo stile di vita quotidiana del 1960? o al modo di governare e soprattutto di percepire i compensi, dei politici del 1960? o al modo di studiare in vigore nelle scuole del 1960?
Perché è stato scelto come campione da riprodurre solo il vigneto del 1960? e proprio solo quello che qualcuno ricorda d'aver visto in quei posti così reconditi e pure senza strada d'accesso?
L'unica dimenticanza, alla quale è ancora possibile rimediare, è, oltre a ripristinare il vigneto antico, anche di imporre il modo di coltivare del 1960, se copiamo, copiamo tutto sino in fondo!
E per concludere con un pensiero profondo:
Di tutto l'anno 1960, i governanti del QdP, ritengono che siano meritevoli di ricordo, solo gli storici indimenticati e sempre rimpianti vigneti, soppiantati dai boschi, nelle colline del comune di Tarzo!
Gilberto Carlotto
Movimento 5 Stelle Pieve e Farra di Soligo
Pieve di Soligo 26/06/2013
in corsivo le parole esatte del geologo Lucchetta